Parlando di leadership gentile e generativa è importante fare chiarezza sui termini che utilizziamo e precisare che gentilezza non è soltanto cortesia.
(Leggi il nostro articolo : Gentilezza e Gentilezza per una importante premessa)
Continuiamo, sulle pagine di questo blog, a disegnare i molteplici tratti, fini e grossolani, necessari per definire la figura del Leader Gentile, Generativo e Consapevole. Il motore del cambiamento.
(Abbiamo già cominciato a chiacchierare su questo argomento: qui una introduzione alla leadership gentile e generativa )
Gentilezza non è soltanto cortesia
Le trasformazioni alle quali stiamo assistendo negli ultimi periodi hanno reso evidente la necessità di cambiare per adottare modelli sociali più equilibrati ed inclusivi, basati sul benessere condiviso e sulla consapevolezza della interdipendenza tra tutti gli esseri e l’ambiente.
In questo flusso di cambiamento ( Leggi l’articolo : Cambiamento Continuo) siamo convinti che sia necessario anche, e forse soprattutto, adottare nuovi modelli di leadership abbandonando l’abitudine di adagiarsi sugli esempi del passato.
Non è possibile aspettarsi dei cambiamenti utilizzando gli stessi schemi e le medesime azioni.
Ridefinire completamente alcuni concetti è l’unica possibilità per decidere di abbandonare le iniziative egoiche fondate solo sull’interesse individuale.
Per questo motivo pensiamo sia necessario rimuovere subito dal tavolo di lavoro tutti quei luoghi comuni che rischiano di imbottigliare le iniziative e le tendenze che emergono chiudendole nella più desolante inefficacia causata dalla mancanza della necessaria profondità di intervento.
E, quindi, chiariamo subito che come la gentilezza non è soltanto cortesia, quando Parliamo di leader Gentili non parliamo soltanto di atteggiamenti cortesi.
Scendendo più in profondità significa che in questo contesto:
- non ci riferiamo soltanto alla possibilità di adottare atteggiamenti o comportamenti “esteriori” per simulare l’adesione ad una qualità specifica.
- il concetto di Gentilezza non deve essere limitato alla generica evidenza e manifestazione di modalità di relazione comunemente riconosciute come “affabili”, “cortesi” “sorridenti”.
Evidenziare questi aspetti ci porta di indagare almeno alcune dimensioni fondamentali dell’argomento: la forma, il contenuto e la motivazione della Gentilezza.
La forma della Gentilezza
La prima dimensione riguarda l’aspetto, la forma della Gentilezza.
La Gentilezza non è soltanto cortesia e non può ridursi alla sola pratica esteriore, non può significare solamente imparare, inventare, o “acquistare” atteggiamenti e modi di fare strumentali che potrebbero anche essere validi per il breve periodo ma sarebbero vuoti di significato.
Aver ben presente questo aspetto crediamo sia fondamentale per determinare un cambiamento profondo che non si limiti ad una esperienza fragile e passeggera pronta ad essere spazzata via dalla prossima moda in ambito di leadership o management, lasciando dietro di sé solo il retrogusto di un “argomento sbiadito” e un senso di delusione e frustrazione in chi era riuscito a innescare timidamente i primi cambiamenti.
È necessario, invece, che ci sia e sia ben presente un collegamento stabile tra i comportamenti e le intenzioni, le aspirazioni, le motivazioni profonde di chi si propone di agire la Gentilezza nelle relazioni.
Diversamente non ci sarebbe alcuna efficacia, né sarebbe possibile trarre soddisfazione dalla semplice replica di comportamenti.
Cause e Risultati
Bisogna distinguere tra cause e risultati e mantenere questa distinzione ben chiara davanti a sé.
I comportamenti gentili sono necessari ma non sono una causa sufficiente per lo sviluppo della gentilezza, essi sono sono invece le conseguenze di un profondo, sentito e radicato atteggiamento interiore.
Dobbiamo sviluppare la connessione proprio con quello che rappresenta il “perché” dell’essere gentili, e questo possiamo farlo attraverso il contatto autentico con i valori e i significati che ciascuno di noi porta. Contatto che rappresenta l’unica sorgente di energia sostenibile per la motivazione che muove le nostre azioni.
Difficile “fare”, agire e comportarsi senza un perché.
Sotto la Superficie
Restare aderenti a questo “perché” richiede una profonda connessione con il proprio mondo interire e le proprie emozioni.
Scrive Daniel Goleman nel suo libro Leadership Emotiva (Rizzoli Libri)
“I leader che presentano un alto grado di autoconsapevolezza emotiva sono in sintonia con i segnali che provengono dalla loro interiorità e sono in grado di valutare l’impatto dei sentimenti sulle loro condotte e prestazioni lavorative. Tengono sempre presenti i propri valori guida e spesso scelgono istintivamente l’opzione migliore, perché sono in grado di cogliere i diversi elementi nella loro globalità anche quando la situazione è complessa. I leader dotati di autoconsapevolezza emotiva sono franchi e sinceri, riescono a parlare apertamente delle loro emozioni o a difendere in modo convincente la prospettiva che informa le loro scelte…”
Non basta rimanere sulla superficie, sulla facciata dei bisogni più materiali e individuali per sentirci motivati e riuscire a sostenere l’entusiasmo necessario per generare un reale impatto, un cambiamento.
Soltanto dopo aver avviato un processo di cambiamento profondo che parte dal contatto con il significato più ampio che ha per noi la gentilezza, l’esercizio dei comportamenti gentili diventa un necessario allenamento per lo sviluppo della Gentilezza.
Diventa utile e giustificato perché il nostro cervello ha bisogno di allenarsi alle nuove, buone abitudini. (Leggi cos’è la consapevolezza)
In questo caso le azioni, sebbene non ancora spontanee, sono nutrite dall’energia della nostra motivazione più autentica e i diventano il mezzo utile per la pratica quotidiana, innescando un circolo virtuoso di sviluppo e allenamento continuo della gentilezza.
Il contenuto della Gentilezza
La Seconda dimensione è quella del contenuto della Gentilezza e si collega con l’abitudine molto diffusa di associare la parola Gentilezza principalmente a evidenze e manifestazioni relazionali di tipo “affabile”, “cortese”. Ripetiamolo ancora, Gentilezza non è soltanto cortesia.
In realtà c’è molto di più di un sorriso in quella parola.
Le parole portano con sé un bagaglio di significati ed emozioni, sono connesse con i significati più profondi radicati nell’animo umano e la gentilezza non fa eccezione. (Leggi L’articolo: Le Parole sono Importanti)
Deriva dal latino gentilis che indica chi apparteneva alla gens cioè al gruppo di coloro che si riconoscono in un capostipite comune e richiama i significati di appartenenza, gruppo, convivenza, caritas, socialità (Giacomo Devoto).
Convivenza, cooperazione, interesse per l’altro, solidarietà nei confronti di tutti quelli con i quali posiamo riconoscere una appartenenza comune che nella visione attuale non può essere limitata alla stretta cerchia di contatto quotidiano, ma deve abbraccaire il concetto di interdipendenza e di relazione con noi stessi, tutti gli altri esseri e l’ambiente nel quale siamo immersi e che ci sostiene. (Leggi l’articolo sulla Relazione Consapevole e la Pratica della Interdipendenza)
Vista in questo modo, la gentilezza non è quindi, e non potrebbe essere, un tema “usa e getta” al solo servizio delle campagne di marketing o della migliore produttività ed organizzazione.
Se apriamo bene gli occhi con coraggio e consideriamo con fiducia gli impatti che ha generato questo periodo storico sulla nostra visione personale del mondo, possiamo accorgerci di quanto sia grande questa riscoperta.
In tutte le tradizioni
Una riconnessione con la consapevolezza della interdipendenza e con i nostri bisogni più profondi di esseri umani: sentirci accolti, non sentirci soli, sentire di appartenere ed essere in relazione con un gruppo.
Dal libro di Piero Ferrucci : La Forza della Gentilezza (Mondadori)
“…A un livello elementare e pratico, la gentilezza genera un senso di calore e di apertura che ci permette di comunicare molto più facilmente con gli altri. Scopriamo che tutti gli esseri umani sono proprio come noi, e quindi diventa più semplice entrare in relazione con loro. Questo evoca uno spirito di amicizia in cui c’è meno bisogno di nascondere ciò che sentiamo e ciò che facciamo”
Presente in vario modo in tutte le tradizioni spirituali, la gentilezza assume un significato molto profondo e diviene oggetto di pratiche specifiche all’interno della filosofia buddhista, dove trova posto alla base delle pratiche di Mindfulness e porta con sé un grande potenziale di evoluzione interiore la cui forza trova oggi conferma nella ricerca neuroscientifica.
La Gentilezza, collegata con il desiderio che gli altri siano felici e la Compassione, collegata con il desiderio che gli altri siano liberi dalla sofferenza, sono espressioni di significato e senso per la vita stessa. (Leggi anche l’articolo Gentilezza e Gentilezza)
Quando facciamo riferimento alla motivazione, al perché profondo della Gentilezza ci riferiamo proprio a questi desideri, a questo profondo interesse per l’altro che nasce dalla consapevolezza della umanità condivisa.
Un diamante di Qualità
La gentilezza non è soltanto cortesia, rappresenta l’origine e l’anello di congiunzione di molte altre qualità.
Piero Ferrucci ne descrive ben 18: Sincerità, Innocuità, Perdono, Calore, Appartenenza, Contatto, Fiducia, Empatia, Attenzione, Umiltà, Pazienza, Generosità, Rispetto, Flessibilità, Lealtà Memoria, Gratitudine, Gioia.
Condividiamo questa idea e questo elenco e allo stesso tempo pensiamo che tante altre qualità possano arricchire il panorama della Gentilezza.
Ci piace pensare alle qualità della Gentilezza come alle facce di un diamante, in ognuna è possibile vedere la luce dell’intera pietra.
Nel modello sul quale stiamo lavorando, abbiamo scelto di individuare un percorso con il quale incontrare e familiarizzare con le diverse qualità (ve ne parleremo dei prossimi articoli)
La Gentilezza è un modo di essere. Gentilezza non è soltanto Cortesia.
Altre dimensioni
La Gentilezza è una grande rivoluzione interiore necessaria che parte dalla presenza mentale nel “qui e ora“, dalla disponibilità ad accogliere e riconoscere la preziosità di ogni essere in ogni sua manifestazione, e dalla capacità di scegliere, momento per momento, le azioni che generano impatti positivi rinunciando a quelle che generano impatti negativi.
Importante sottolineare anche che essere Gentili non significa rinunciare alla determinazione e alla energia, non significa neanche ignorare o sfuggire ai conflitti. (Leggi cos’è la comunicazione non violenta).
Prima di salutarci, per oggi, vogliamo tuttavia introdurre una terza e una quarta dimensione: la “generazione della Gentilezza” e la “pratica della Gentilezza”.
La Generazione della Gentilezza
Con “generazione della Gentilezza”, intendiamo riferirci al modo concreto con cui possiamo lavorare su noi stessi e sugli aspiranti leader per sperimentare e sviluppare una attitudine gentile alla vita. Troppo spesso le discussioni, i dialoghi, le tavole rotonde sulla Gentilezza si limitano a decantarne le qualità e la relativa importanza, a fare elenchi e liste di atteggiamenti e comportamenti, a contestare gli atteggiamenti non nobili auspicando l’arrivo di Leader Gentili.
Come se riscoprire un “nuovo” modo di essere fosse così semplice.
Come se una rivoluzione (anche se gentile) possa attuarsi solo mediante una ricognizione, un elenco e dei buoni propositi.
Oggi abbiamo l’opportunità e la responsabilità di affrontare i nuovi modelli di leadership gentile, consapevole e generativa in modo concreto e profondo, non limitandoci a condividere gli atteggiamenti ma favorendo una radicale trasformazione attraverso un percorso di pratica e di impegno quotidiani per mantenere la connessione tra valori profondi ed azioni agite in concreto
- Partendo dalla capacità di accedere ai valori ed aspirazioni che ci muovono.
- Individuando le qualità che occorre sviluppare.
- Definendo dei modelli e dei percorsi che facilitino la consapevolezza e lo sviluppo delle nuove competenze in modo esperienziale e concreto.
- Osservando i comportamenti emergenti dal cambiamento interiore e allenando le nuove abitudini.
- Creando cerchi di leader generativi che condividano le esperienze e aiutino a promuovere il cambiamento con il racconto e l’esperienza.
- Formando le nuove generazioni di Leader
La Pratica della Gentilezza
L’ultima dimensione che vogliamo introdurre oggi è quella della pratica della Gentilezza, ovvero la consapevolezza di essere su un sentiero nel quale l’entusiasmo e la perseveranza ci portano giorno dopo giorno a vedere i progressi del nostro cammino in modo graduale. Non si diventa Leader Gentili in un colpo solo, occorre lavorare con gradualità per poter continuare a migliorare, per sè e per gli altri, accettando ed accogliendo anche i nostri passi indietro, perché ce ne saranno, i nostri errori ed i nostri momenti di frustrazione perché non saremo mai gentili con gli altri se non lo siamo con noi stessi.
Dal libro di Piero Ferrucci : La Forza della Gentilezza (Mondadori)
“…La ricompensa più grande dell’essere gentili è esattamente essere gentili: tutto il resto è un beneficio collaterale. La gentilezza è una ricompensa di suo è una gioia che basta a sè stessa, e se cerchiamo altri vantaggi, quello principale si eclissa.”
Dopo questo articolo “Gentilezza non è soltanto cortesia”, ci vediamo nei prossimi articoli per completare l’esplorazione ed entrare più nel concreto nelle modalità di sviluppo e crescita.
Bibliografia Itinerante
- Biologia della Gentilezza – Daniel Lumerà, Immaculata De Vivo
- Emozioni distruttive – Dalai Lama, Goleman D.
- Essere Leader – D.Goleman, R.Boyatzis, A.McKee
- Il cuore della saggezza – J. Goldstein, J. Kornfield
- I Quattro Incommensurabili – Alan Wallace
- Il libro della gioia , Dalai Lama, Desmond Tutu
- La Forza della Gentilezza – Piero Ferrucci
- La Gestione dei Gruppi – Raffaele Mastromarino
- La meditazione mindfulness Neuroscienze, filosofia e spiritualità – Franco Fabbro
-
La terapia centrata sul cliente – C.Rogers
- Lavorare con Intelligenza Emotiva – D.Goleman
- Leadership – M.Bruscaglioni, U.Capucci, G.F.Goeta, M.Reggiani
- Leadership Emotiva – D.Goleman
- L’arte di creare fiducia, il potere della leadership umile – E.H.Schein P.A.Schein
- Nonviolent Communication-Marshall Rosenberg
- Persona Empowerment – M.Bruscaglioni
- Pragmatica della comunicazione umana – Watzlawick, Beavin, Jackson
- Principi di Dinamica di Gruppo – Cristina Marogna
- Vivere Momento per Momento Jon Kabat Zinn
(Conosci il Progetto MindfulNetLife ?) (Scopri Cosa Facciamo)
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