Oggi Parliamo di Consapevolezza e Meditazione
La Consapevolezza
Nell’articolo Cos’è la Consapevolezza, abbiamo terminato il racconto scoprendo che la consapevolezza non è solamente “capire concettualmente qualcosa” ma è un processo (che richiede allenamento e metodo costante e pazienza) per riuscire ad essere presenti continuamente alla nostra esperienza piena e completa. Senza essere strappati continuamente via dal passato, dal presente o da altre distrazioni che si generano nella nostra mente.
Coltivare la possibilità di Osservare e Comprendere ciò che accade dentro di noi e nelle interazioni con gli altri e poter Scegliere con responsabilità.
- Osservare
- Comprendere
- Scegliere
Creando uno spazio fra stimolo e reazione. Sospendendo automatismi e abitudini che non funzionano più (per me e per l’altro)
La Meditazione
Abbiamo anche cominciato ad accennare che la consapevolezza è’ un fattore mentale, una qualità della mente che può essere coltivata e sviluppata, assieme ad altri fattori, come la concentrazione e la tranquillità, attraverso la meditazione e altre pratiche di consapevolezza (individuali ed in relazione)
Ed ecco qui comparire la parola Meditazione ma cosa è meditazione?
Cominciamo col dire che la meditazione non è un “pratica esotica” o alternativa che ci fa sperimentare esperienze mistiche e fine a se stessa, (o almeno certamente non in questo contesto)
La Meditazione è un mezzo abile, un metodo concreto e pratico necessario se si vuole coltivare la consapevolezza a favore del benessere, della efficacia e della maturazione della responsabilità individuale nella relazione ( con il se e con l’atro)
Lo Scopo della Meditazione è imparare a restare in contatto momento per momento con la nostra esperienza, niente di più e niente.
E ricordiamolo che è un sentiero graduale. Non esistono interruttori.
Mindfulness
La Mindfulness affonda le sue radici Nelle Tradizioni Orientali, in particolare nella filosofia e nella psicologia buddhista. Nell’anno ‘70 Queste Tradizioni sono state portate in occidente da nomi importanti come Tich NAth Han e Jon Kabat-Zinn. Quest’ultimo in particolare ha approfondito le pratiche di Consapevolezza riuscendo a definire un protocollo per la riduzione dello stress (MBSR) la cui enorme diffusione ha consentito di avviare moltissimi studi scientifici per dimostrare e misurare i benefici della pratica
La Mia esperienza e la mia personale Pratica, raccogliendo tutti gli sviluppi della Mindfulness in occidente con le relative valutazioni scientifiche, vuole ricongiungersi con le radici profonde della Mindfulness.
Proprio in questo punto ho incontrato la Deep Mindfulness.
La Deep mindfulness, a stretto contato con le radici più profonde delle pratiche di consapevolezza situate nel cuore della Filosofia e Psicologia buddista (nel Dharma) si propone di ricongiungere queste discipline agli originali scopi collegati allo sviluppo e alla crescita interiore della persona e alla familiarizzazione e relazione con qualità umane rivolte al benessere Individuale e collettivo (come ad esempio l’amorevole gentilezza, la compassione, l’equanimità e la gioia compartecipe, la generosità, la perseveranza)
Falsi miti
Ora vorrei procedere provando a sfatare qualche falso mito sulla mindfulness e sulla meditazione utilizzando anche qualche citazione come mio solito.
Primo punto: Meditare non significa ”non pensare” e non significa esercitare controllare
E a tal Proposito Vivere momento per momento, J. Kabat Zinn
“…Meditazione è osservare deliberatamente il tuo corpo e la tua mente, lasciando che le esperienze scorrano di momento in momento e accettandole così come sono. Non significa rifiutare i pensieri o bloccarli o reprimerli. Non significa controllare alcunché, eccetto la direzione della tua attenzione.“
Secondo punto: Non si Medita per sviluppare super poteri ma per imparare a stare con quello che c’è.
(Il Cuore della Saggezza, Joseph Goldstein, Jack Kornfield – Ubaldini Editore)
” […] l’essenza del risveglio è sempre la medesima : scorgere nitidamente e direttamente la verità della propria esperienza momento per momento […] dirigere la nostra attenzione verso l’esperienza quotidiana e imparare ad ascoltare il nostro corpo, cuore e la mente […] La saggezza non si ottiene creando ideali, ma imparando a discernere le cose con nitidezza, così come esse realmente sono”
Terzo Punto: Meditare non è sfuggire dalla realtà o semplicemente rilassarsi
Come meditare. Kathleen McDonald – Chiara Luce Edizioni)
” La meditazione non è evasione o fuga. Consiste anzi nell’essere completamente onesti con noi stessi, per prendere coscienza di quello che siamo e lavorare su questo per diventare più positivi e utili, a noi stessi e agli altri.”
Quarto Punto: Meditare non significa cercare la pace dei sensi
(Candiani, Chandra Livia. Il silenzio è cosa viva: L’arte della meditazione (Vele Vol. 143) (Italian Edition) (p.27). EINAUDI. )
“La maggior parte di noi inizia un percorso meditativo in cerca di pace. Ma ben presto ci accorgiamo che quello con cui entriamo in contatto è il caos della nostra mente e la ristrettezza del nostro cuore. La pace non è la quiete, è piuttosto l’accoglienza dell’irrequietezza.”
Quinto Punto. La Meditazione non è una “pastiglia” da somministrare al bisogno. Così non funziona. Meditazione è coltivare costantemente un nuovo modo di vivere la relazione con il se’
Sesto Punto. Meditare non significa cercare qualche tipo di esperienza straordinaria
(Citazione di Carol Wilson contenuta nel libro di Corrado Pensa “l’intelligenza spirituale”)
Allorché noi ci rendiamo conto che la pratica meditativa più profonda è la coltivazione di un atteggiamento e non la ricerca di un’esperienza speciale, allora tutta la nostra vita si apre e ogni attività può diventare un veicolo di risveglio. La vita è fatta di momenti. La pratica di consapevolezza è semplicemente la coltivazione dell’abilità di incontrare qualunque cosa emerge di momento in momento con totale presenza e a cuore aperto.
Impatti
Meditare è un metodo per coltivare la consapevolezza al di la de bene e del male, degli eventi positivi o negativi che ci possono accadere.
Certamente la pratica continua, accurata, eseguita con metodo e (molto importante) con supervisione di guide porta molto spesso dei benefici su diversi ambiti della propria vita come ad esempio
- Concentrazione / Attenzione
- Calma / Riduzione Stress
- Capacità di Osservazione
- Focus / Problem Solving
- Benessere Generale
- Capacità di Apprendimento
- Gestione Gentile delle Emozioni
- Introspezione
E molto altro
Tipologie
Pe semplificare possiamo riassumere le principali pratiche meditative in
🔹Pratiche di Concentrazione (ཞི་གནས)
🔹Pratiche di Visione Profonda (ལྷག་མཐོང་)
Con le pratiche di concentrazione andiamo ad allenare la mente a restare in modo stabile su un oggetto di focalizzazione senza distrarsi (ad esempio il respiro). Familiarizziamo sempre di più con la possibilità di mantenere la nostra attenzione incollata all’oggetto ed in uno stato privo di agitazione. (Letteralmente è tradotto con Calmo dimorare)
L’assorbimento Meditativo E’ uno stato della mente nel quale si è in grado di focalizzare la propria attenzione in modo mirato su qualsiasi oggetto (fisico o mentale) senza vagabondare altrove.
Con le pratiche di visione profonda lavoriamo per acquisire consapevolezza imparando a osservare e distinguere, senza mischiarli gli elementi che compongono i fenomeni che viviamo fino allo sviluppo della intuizione: una capacità di comprendere la realtà che va oltre il concettuale e il dualistico. (Viene tradotto anche come insight). Meditazione sull’intuizione
Due metodi utilizzati in unione: da una parte per “affilare e stabilizzare” e rendere sempre più brillante lo strumento della mente e dall’altra per riuscire a penetrare nella realtà superando la nebbia della nostra comune inconsapevolezza per arrivare alla comprensione.
Responsabili nella lucida possibilità di comprendere chiaramente le connessioni causa-effetto, le conseguenze e Scegliere.
Utile da ricordare che nella tradizione Tibetana nelle pratiche di visione profonda vi è anche la meditazione così detta analitica (ovvero pratiche di contemplazione di soggetti attraverso l’analisi)
La Meditazione come supporto
La Pratica della comsapevolezza ci aiuta in molti campi
🔸Esercitare una autentica libertà di scelta delle nostre azioni ,rispetto agli automatismi e abitudini inconsapevoli che condizionano tipicamente le nostre giornate.
🔸Individuare e sospendere pregiudizi, proiezioni, interpretazioni che prolificano nella nostra soggettività e appannano la nostra vista
🔸Essere efficaci nella individuazione e nell’utilizzo delle nostre risorse
🔸Prenderci cura con costanza della relazione con noi stessi e con l’altro in modo lucido e responsabile
🔸Portare e mantenere la nostra attenzione sugli elementi che influenzano la relazione
🔸Conservare l’attenzione in modo continuo quando si esegue qualsiasi attività con mente calma (anche in condizioni critiche)
🔸Riuscire ad essere costantemente presenti nell’ascolto dell’altro.
Le Puntate Precedenti
Questo articolo Fa parte di una serie di altri, con i quali stiamo affrontando la Relazione consapevole
Ecco i riassunti delle puntate precedenti
- Abbiamo cominciato il nostro viaggio nella prima puntata osservando che le organizzazioni non sono i processi, tecnologie, gli edifici, le procedure, ma non sono altro che Persone in relazione. E proprio per questo motivo è necessario e prioritario prendersi cura della relazione per il beneficio delle persone e per l’efficacia della Organizzazione stessa
- La Relazione è l’elemento critico e troppo spesso trascurato che connette il Purpose con l’impatto insieme a tutto l’assetto organizzativo e tecnologico
- Abbiamo poi Perseguito nella seconda puntata definendo la Relazione Consapevole (scopri cos’è la relazione consapevole leggendo l’articolo)
- Con Relazione Consapevole intendiamo una relazione nella quale le persone, attraverso l’allenamento continuo nella pratica della consapevolezza e del dialogo per cominciare, si riappropriano della possibilità e responsabilità di fare due cose fondamentali: La prima è quella di Imparare a Osservare e Comprendere le proprie abitudini e i propri schemi per tornare a scegliere in modo lucido e ibero le azioni. Questo mediante la sospensione dei meccanismi automatici che si ottiene creando appunto uno spazio di consapevolezza fra gli stimoli e le reazioni. La seconda è quella di partecipare in modo attivo alla co-costruzione e manutenzione di quel contesto relazionale funzionate e sano per la propria comunità di persone (dico creazione ma anche e manutenzione perché la relazione è materia viva, richiede contatto continuo e non possiamo ccuparcene una volta per tutte)
- Abbiamo quindi introdotto due importanti pilastri della relazione consapevole ovvero la Consapevolezza e il dialogo (entrambi da considerare come oggetto di pratica e non solo concetti dati per acquisiti a prescindere)
- Nella terza puntata abbiamo ampliato il concetto di relazione grazie all’introduzione della Interdipendenza. Osservando come la Relazione, non sia solo solo qualcosa di carino, utile o funzionale agli individui ma come rappresenti la natura stessa nella nostra esistenza, E’ quel tessuto, quella trama sopra la quale (Leggi l’articolo Relazione e Interdipendenza)
- Nella Quarta puntata ho parlato di cosa intendiamo per consapevolezza (leggi cos’è la consapevolezza)
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